Il ruolo chiave del sistema scolastico e delle politiche
attive nel futuro lavorativo dei giovani
La transizione scuola-lavoro rappresenta un tunnel lungo e buio per molti giovani in tutto il mondo. Tuttavia, il problema non è uguale dappertutto; in Germania, ad esempio, i giovani hanno quasi la stessa probabilità di lavorare degli adulti, mentre nei Paesi mediterranei questa probabilità risulta essere di oltre tre volte inferiore: tale svantaggio dipende in gran parte dal divario di esperienza lavorativa dei più giovani rispetto agli adulti.
Queste
discrepanze sono, in buona parte, dovute al sistema di istruzione e formazione
e alle politiche attive presenti nei diversi Paesi.
I
Paesi scandinavi (Finlandia, Svezia, Norvegia), per esempio, hanno un sistema
di istruzione sequenziale, la cui missione è una formazione di carattere
generale, mentre l’esperienza lavorativa va fatta dopo la scuola. Grazie alle
politiche attive per l’impiego, impartite entro quattro mesi dall’inizio della
disoccupazione, lo Stato aiuta i giovani a costruire le proprie competenze al
termine del percorso scolastico.
Viceversa,
nei Paesi dell’Europa continentale (Germania, Austria, Svizzera, Danimarca,
Olanda, Francia) il sistema d’istruzione è duale, ovvero assume come propria
missione non solo l’istruzione generale, ma anche quella professionale in
azienda, da svolgere durante il percorso di studi e non dopo, come accade
invece nei sistemi di istruzione sequenziali. Ciò implica che, appena
conseguito il diploma, i giovani sono già pronti ad affrontare il mercato del
lavoro, con una esperienza già alle spalle. Non a caso, questi Paesi hanno da
sempre un basso tasso di disoccupazione e un bassissimo svantaggio relativo.
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