“C'è molta speranza, ma nessuna per noi.” Kafka (citato in
George Steiner, La tragedia assoluta, in Nessuna passione spenta, p. 78)
L’istruzione nelle mani dei non garantiti
I
tagli sono stati sempre fronteggiati con il ricorso al lavoro precario. Nella
scuola esiste un serbatoio, enorme, in parte infinito, di contratti a tempo
determinato la cui quantificazione e definizione sfugge a qualsiasi civiltà
amministrativa. La ministra Giannini ha parlato di 170mila precari iscritti
nelle varie graduatorie. Secondo il sindacato Anief, conteggiando le
graduatorie di istituto, si arriverebbe a 460mila. Il meccanismo del
reclutamento, dopo il concorso Profumo, è diviso al 50% tra le graduatorie a
esaurimento e le graduatorie di merito. Ma poi ci sono le graduatorie
d’istituto che vengono divise in tre fasce, prima, seconda e terza. Un caos
che, recentemente, ha fatto scattare il conflitto tra i docenti che hanno
svolto il nuovo tirocinio formativo (il Tfa) per abilitarsi all’insegnamento e
coloro che sono stati abilitati senza Tfa ma con il Pas, il percorso abilitante
speciale, avendo lavorato per almeno tre anni. A parte lo scontro di sigle (Tfa
contro Pas) gli uni sostengono di avere più titoli degli altri, in una guerra
tra poveri che difficilmente troverà una composizione.
A complicare tutto, la beffa del concorsone
Basti
pensare a cosa è successo a coloro che hanno partecipato al “concorsone”
indetto dal ministro Profumo nel 2012. Avrebbe dovuto rappresentare la
soluzione di tutti i problemi. Invece, dopo aver bandito il concorso per 11.542
posti, nel 2013 solo 3.500 sono state “immesse in ruolo”, cioè assunti, gli
altri sono stati collocati in una… nuova graduatoria. Senza contare che in
alcune regioni, come la Toscana, gli esami del concorso del 2012 si sono
conclusi nel 2014 e in altre, come la Sicilia, i posti assegnati sono stati
evidentemente sovrastimati.
Quando Bruxelles smette di chiedercelo
Abbiamo
i docenti peggio pagati d’Europa. La tabella della Cisl non ammette repliche: a
inizio carriera la retribuzione lorda di un insegnante della scuola secondaria
di primo grado (le medie) in Italia guadagna 24.141 euro (circa 1.300 euro
nette al mese). La media europea è di 26.852. Il divario cresce a fine
carriera: 45.280 euro nella media Ue contro 36.157 in Italia, il 25% in meno
che arriva al 30% nella secondaria di secondo grado. Eppure gli insegnanti
italiani lavorano anche più degli europei: 22 ore settimanali nella primaria
corrispondono a una media Ue di 19. Anche nella secondaria di secondo grado si
hanno 18 ore italiane contro 16 nella Ue. Renzi, ancora ieri, ha promesso una
riforma nuova di zecca. Con tali precedenti, difficile stare sereni.
Da Il Fatto Quotidiano del 6 agosto 2014: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/18/scuola-insegnanti-dietro-la-lavagna-le-riforme-contro-i-piu-precari-e-peggio-pagati-deuropa/1088535/
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