sabato 23 agosto 2014

“C'è molta speranza, ma nessuna per noi.”


 “C'è molta speranza, ma nessuna per noi.” Kafka (citato in George Steiner, La tragedia assoluta, in Nessuna passione spenta, p. 78)



L’istruzione nelle mani dei non garantiti

I tagli sono stati sempre fronteggiati con il ricorso al lavoro precario. Nella scuola esiste un serbatoio, enorme, in parte infinito, di contratti a tempo determinato la cui quantificazione e definizione sfugge a qualsiasi civiltà amministrativa. La ministra Giannini ha parlato di 170mila precari iscritti nelle varie graduatorie. Secondo il sindacato Anief, conteggiando le graduatorie di istituto, si arriverebbe a 460mila. Il meccanismo del reclutamento, dopo il concorso Profumo, è diviso al 50% tra le graduatorie a esaurimento e le graduatorie di merito. Ma poi ci sono le graduatorie d’istituto che vengono divise in tre fasce, prima, seconda e terza. Un caos che, recentemente, ha fatto scattare il conflitto tra i docenti che hanno svolto il nuovo tirocinio formativo (il Tfa) per abilitarsi all’insegnamento e coloro che sono stati abilitati senza Tfa ma con il Pas, il percorso abilitante speciale, avendo lavorato per almeno tre anni. A parte lo scontro di sigle (Tfa contro Pas) gli uni sostengono di avere più titoli degli altri, in una guerra tra poveri che difficilmente troverà una composizione.

A complicare tutto, la beffa del concorsone

Basti pensare a cosa è successo a coloro che hanno partecipato al “concorsone” indetto dal ministro Profumo nel 2012. Avrebbe dovuto rappresentare la soluzione di tutti i problemi. Invece, dopo aver bandito il concorso per 11.542 posti, nel 2013 solo 3.500 sono state “immesse in ruolo”, cioè assunti, gli altri sono stati collocati in una… nuova graduatoria. Senza contare che in alcune regioni, come la Toscana, gli esami del concorso del 2012 si sono conclusi nel 2014 e in altre, come la Sicilia, i posti assegnati sono stati evidentemente sovrastimati.

Quando Bruxelles smette di chiedercelo

Abbiamo i docenti peggio pagati d’Europa. La tabella della Cisl non ammette repliche: a inizio carriera la retribuzione lorda di un insegnante della scuola secondaria di primo grado (le medie) in Italia guadagna 24.141 euro (circa 1.300 euro nette al mese). La media europea è di 26.852. Il divario cresce a fine carriera: 45.280 euro nella media Ue contro 36.157 in Italia, il 25% in meno che arriva al 30% nella secondaria di secondo grado. Eppure gli insegnanti italiani lavorano anche più degli europei: 22 ore settimanali nella primaria corrispondono a una media Ue di 19. Anche nella secondaria di secondo grado si hanno 18 ore italiane contro 16 nella Ue. Renzi, ancora ieri, ha promesso una riforma nuova di zecca. Con tali precedenti, difficile stare sereni.


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