mercoledì 22 ottobre 2014

Poveri insegnanti!



da Il giornale dell’Università degli studi di Padova



Stipendi degli insegnanti: il gioco delle tre carte


Nel rapporto La Buona Scuola. Facciamo crescere il Paese, pubblicato pochi giorni fa dalla Presidenza del consiglio dei ministri e dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, uno speciale interesse per i docenti riveste il secondo capitolo, dal titolo Le nuove opportunità per tutti i docenti: formazione e carriera nella buona scuola; e in particolare il paragrafo 2.3, Premiare l’impegno: come cambia la carriera dei docenti.
Ormai da molti anni gli insegnanti della scuola pubblica sono privati del rinnovo contrattuale; sono sottoposti con tutti i dipendenti statali al perdurante (ne è stata annunciata l’ulteriore proroga fino a tutto il 2015) blocco degli stipendi, per i quali non viene neppure riconosciuto il recupero dell’inflazione; sono titolari di retribuzioni tra le più basse d’Europa per la categoria, talmente esigue che tutti gli ultimi ministri dell’istruzione (compresa l’attuale) hanno, all’inizio del loro incarico, biasimato pubblicamente questa situazione. È dunque comprensibile che le aspettative dei docenti su questo tema, già molto vive, siano state ulteriormente stimolate dalle frequenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio, che ha più volte enfatizzato la centralità della professione docente per lo sviluppo della nazione e l’opportunità di un suo maggiore riconoscimento. Lo stesso rapporto La Buona Scuola è tutt’altro che privo di enfasi: bisogna rivendicare il “coraggio di ripensare come motivare e rendere orgogliosi” gli insegnanti; essi hanno “alta responsabilità professionale e civile” (p. 6) e ciascuno di loro determina “il futuro di centinaia di ragazzipiù di quanto possa farlo un membro del Governo o l’amministratore delegato di una società”; occorre “puntare suquel merito che serve per ridare dignità e fiducia” (p. 44); bisogna “considerarli finalmente come persone e come professionisti”(p. 48) – tutto ciò in coerenza con un piano generale di riforma che si proclama senza precedenti per attenzione politica e culturale alla scuola e per impegno economico:
“Questo Governo non ha esitazioni: la scuola è la priorità del Paese, e su di essa intendiamo mobilitare le risorse che servono” (p. 118)
Ma l’argomento non riguarda solo i diretti interessati, al contrario risulta fondamentale rispetto al tema della “buona scuola”: perché è evidente – a meno di impostare il discorso in termini non professionali, ma volontaristici e missionari – che la condizione contrattuale e il trattamento economico di una categoria di lavoratori non possono non incidere sia sulla qualità del servizio da loro prestato (soddisfazione e motivazione dei docenti nei confronti del proprio lavoro, attualmente in crisi; possibilità concreta, oggi seriamente compromessa, di usufruire nel quotidiano di quelle autonome esperienze culturali che costituiscono l’autentica formazione di un docente), sia sulla composizione stessa della categoria (capacità di attrazione della professione docente per i migliori giovani e gli studenti più brillanti: oggi quasi a zero). Non è interesse di nessuno, si direbbe, che i docenti della scuola pubblica continuino a scivolare in una condizione di ristrettezza e di avvilimento.

Era dunque auspicabile che le proposte del Rapporto su questo tema delicato fossero significativamente migliorative rispetto alla situazione attuale, tanto negativa; ed era doveroso che lo si affrontasse con onestà e lo si esponesse con correttezza, in modo che sia i diretti interessati sia l’opinione pubblica potessero, come si legge, partecipare a un “dibattito e confronto … nel quadro di quella che vogliamo diventi la più grande consultazione – trasparente, pubblica, diffusa, online e offline – che l’Italia abbia mai conosciuto finora”.

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giovedì 2 ottobre 2014

Cartolina agli insegnanti

Sempre a proposito di futuro...


di James Hillman (foto mia)

Ma quale buona scuola?


Senza soldi le riforme non si fanno...a meno che, non si tolga ai poveri per dare ai poveri!
La scuola funzionerebbe senza fare tanti giochi di prestigio, se solo gli insegnanti riacquistassero dignità, ma si può riacquistare veramente la dignità nella crisi attuale del mondo occidentale?

Il futuro c'è, c'è sempre, è solo che non si vede.

Leggi anche: La scuola di Renzi. Se la conosci ti opponi da orizzontescuola.it 

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