venerdì 8 agosto 2014

C’è un alternativa alla catastrofe?



    Tutti i dati di fatto fin qui citati sono stati resi di pubblico dominio e sono ben noti. Ma si verifica un fatto quasi incredibile, ed è che nessun serio sforzo (grassetto mio) viene intrapreso per scansare quello che sembra un decreto senza appello del destino. Mentre a livello personale nessuno, a meno che non sia pazzo, può rimanere indifferente testimone di una minaccia all’esistenza di tutti noi, coloro che sono investiti della responsabilità della pubblica amministrazione in pratica non muovono un dito, e quanti hanno affidato il proprio destino nelle loro mani continuano a loro volta a non far nulla (grassetto mio).
Come si spiega che il più forte di tutti gli istinti, quello della sopravvivenza, abbia cessato di fungere da incentivo? Una delle spiegazioni più ovvie è che i leader intraprendono molte iniziative che rendono loro possibile di fingere di operare (grassetto mio) efficacemente per evitare una catastrofe: conferenze senza fine, risoluzioni, trattative per il disarmo sono tutte cose che concorrono a dare l’impressione che i problemi sono presi in considerazione e che si fa qualcosa per risolverli (a questo punto, dovrei “ingrassettare” tutto). Non accade nulla che abbia un’effettiva incidenza, ma ciò non toglie che i leader e coloro che ne sono guidati anestetizzino le proprie coscienze e la propria aspirazione alla sopravvivenza facendo credere di conoscere la strada e di procedere nella giusta direzione. Un’altra spiegazione è che l’egoismo (grassetto mio) generato dal sistema induce i leader ad apprezzare di più il successo personale che non la responsabilità sociale.  Ormai non ci meravigliamo più di vedere uomini politici e dirigenti economici formulare decisioni che a prima vista sono a loro esclusivo vantaggio, ma che risultano insieme dannose e pericolose per la comunità. In effetti, se è vero che l’egoismo è uno dei pilastri dell’etica pratica del giorno d’oggi (grassetto mio), perché costoro dovrebbero comportarsi diversamente? Essi sembrano ignorare che l’avidità – al pari della sottomissione – rimbecillisce gli individui (grassetto mio), rendendoli incapaci persino di perseguire i loro veri interessi, come per esempio la preservazione delle loro stesse esistenze e della vita di mogli e figli (cfr. J.R. Piaget, The Moral Judgment of the Child). D’altro canto, il vasto pubblico è anch’esso a tal punto egoisticamente occupato da interessi privati, da prestare scarsa attenzione a tutto ciò che trascende l’ambito strettamente personale.
Un’altra spiegazione del decadimento del nostro istinto di sopravvivenza può essere ricercata nel fatto che i mutamenti del modo di vivere che sarebbero necessari sono di tale entità, da indurre la gente a preferire la catastrofe futura ai sacrifici immediati.

Erich Fromm in Avere o essere? 1976

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