mercoledì 8 gennaio 2014

"Benvenuti nel deserto reale"


DI SLAVOJ ZIZEK        
incontro con Filippo La Porta

in "Lo Straniero"

Lo Straniero è una rivista mensile nata a Roma nel 1997, fondata e diretta da Goffredo Fofi con un nutrito gruppo di collaboratori.

    "Il filosofo e sociologo Slavoj Zizek, nato a Lubiana nel 1949 e autorevole punto di riferimento del dibattito culturale negli Stati Uniti, non è un autore che consola o che ci mette in pace con la coscienza. Prendiamo la retorica corrente sul multiculturalismo e sul dovere di accettare l’altro. Per lui l’“altro” lo incontriamo veramente non quando ne apprendiamo in modo neutro i valori, quando andiamo nel ristorante etnico o acquistiamo la coperta peruviana, ma quando ci rompe le scatole, quando scopriamo in lui qualcosa che ci segnala traumaticamente l’intensità della sua realtà (quando cioè ride in modo rumoroso, fuma, esagera, ha un cattivo odore…) – e che Zizek definisce come “eccesso del godimento”, qualcosa di minaccioso, che almeno a livello immaginario mi impedisce il mio godimento (la “castrazione immaginaria” di Freud)."


Vedi anche Jura Gentium
Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale 
     
   "Benvenuti nel deserto del reale è la frase pronunciata da Morpheus, il noto personaggio di Matrix che guida la resistenza in una Chicago post-guerra globale, in cui la realtà materiale è virtuale, prodotta da un mega-computer al quale sono tutti connessi. Il libro prende infatti le mosse da un parallelismo tra lo scenario dipinto dai fratelli Wachowski, registi del film, e la New York del dopo 11 settembre. L'attacco al World Trade Center, secondo l'autore, è la concretizzazione delle fantasie hollywoodiane, l'ingresso nella realtà di quell'apparizione fantasmatica che il tubo catodico da decenni ci trasmette attraverso i film di fantascienza e gli orrori di zone del globo credute "remote". Non è più l'industria cinematografica che guarda all'industria bellica, ma viceversa: non solo Steven Spielberg rifà ET eliminando la parola "terroristi" e sostituendo alle pistole dei poliziotti più rassicuranti torce elettriche, ma un gruppo di registi e sceneggiatori su mandato del Pentagono disegna macchine da guerra e fantastrategie filmiche che risultano più reali del reale. Su questa base, Žižek si oppone al compito del "ritorno al reale" attribuito dal senso comune alla psicoanalisi, per seguire invece la lezione di Jacques Lacan: è necessario "attraversare la fantasia", identificarsi con essa, soprattutto con quella fantasia che forma l'eccesso che resiste all'immersione nella realtà che quotidianamente viviamo."

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