martedì 15 luglio 2014

Il "potere" e l'impossibilità della Scuola

     La Scuola avrebbe il grande "potere" di "costruire" individui sani ed equilibrati. Forse per questo, non gli è stato mai concesso "troppo potere" almeno nel nostro paese (v. India e Paesi emergenti), potere lo intendo in termini costruttivi, non di onnipotenza o di condizionamento per i propri tornaconti. Questa affermazione può apparire come una banalità, ma spesso sono proprio le cose più ovvie che ci sfuggono e che forse non vediamo più nella nostra società. Ovviamente, sfaldata la società, ci ritroviamo nel classico caso del "cane che si morde la coda". La Scuola non arriva ad arginare le mancanze di una società/individuo in crisi e la società non può pretendere la formazione (almeno che non sia quella attuale, superficiale e grossolana) dell'individuo da parte della Scuola di oggi che non ha i mezzi per arginare la situazione di "crisi" odierna.



Questa mia breve riflessione, criticabilissima, come ogni cosa, nasce dalla lettura di questo articolo di Antonio Sgobba sul Corriere Della Sera:


QUASI BUONI, DALLA NASCITA

della serie "Doni naturali ed educazione".

Cosa si dice in questo articolo:

"Nel suo ultimo saggio lo psicologo Paul Bloom sfata due miti sull'origine dell'etica, ridimensionando il valore della cultura e dell'apprendimento ed esaltando il potere della razionalità. Ma non tutti sono d'accordo"

"Il senso di equità e giustizia è innato come la compassione e l'empatia. Poi l'arrivo della ragione complica tutto"


  In effetti, chi ha esperienza di insegnamento alla scuola primaria, può benissimo confermare come il senso di giustizia dei bambini dai 6 agli 11 anni (più 6 che 11) è molto sviluppato anche a dispetto dei loro "tanti problemi" di oggi e rispetto ai "loro colleghi" più grandi  delle scuole di grado superiore. Il senso di giustizia e di equità, va scemando mano a mano che si acquista una certa "cultura" e si entra in società "come potenziali consumatori". Come "potenziali consumatori" è un altro grande capitolo su cui riflettere.

Stefano

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