lunedì 23 dicembre 2013

Tempo di vacanze, è giusto dare i compiti a casa?


  Questo articolo è uscito su Focus cartaceo di novembre, è di Emanuela Cruciano. Non posso pubblicare l’articolo completo per una questione di copyright. Il post si può ricollegare a quello sottostante “Lasciateli giocare con il fuoco”.

Il titolo originale dell’articolo è: Dopo la Scuola di nuovo sui libri?

Il dibattito sull’utilità del lavoro a casa coinvolge tutto il sistema scolastico. Ecco il parere di due studiosi che con passione si occupano di istruzione.

Ad auspicare una vita scolastica senza pomeriggi sui libri è Maurizio Parodi, pedagogo e dirigente scolastico in servizio presso il Coordinamento genitori democratici nonché autore dell’eloquente Basta compiti! (Sonda editore).

Crede nel loro valore (i compiti), invece Manuela Cantoia, coordinatrice delle attività formative dello Spaee (Servizio di psicologia dell’apprendimento e dell’educazione in età evolutiva dell’Università Cattolica di milano) e coautrice del libro Come si impara. Teorie, costrutti e procedure nella psicologia dell’apprendimento (Mondadori).

Perché dare i compiti: il valore del Feedback. La funzione dei compiti è legata al lavoro che si fa a scuola. Per avere la massima efficacia devono avere un feedback da parte degli insegnanti (che purtroppo non sempre li guardano).

Perché non dare i compiti: tolgono tempo. Nessuno ha mai dimostrato l’utilità dei compiti: si assegnano e si svolgono, perché lo si è sempre fatto; non si pensa a possibili alternative e nemmeno ci si preoccupa di giustificare un impegno così gravoso che toglie tempo ad altre attività(sport, arte, musica, spesso ignorate dalla scuola) e può causare rigetto per lo studio.



2 commenti:

  1. Io qualche compito lo darei ma giusto per esercitarsi. I bambini hanno anche diritto di giocare.

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    1. ...personalmente sono d'accordo con te (una via di mezzo?). Grazie del commento.

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