Questo post è stato in parte pubblicato su Il Fatto Quotidiano:
Spesso le colleghe mi chiedono di inserire nel blog dei consigli pratici per affrontare i problemi della scuola.
Io non sono ne uno psicologo ne un pedagogo e non
posseggo pozioni o formule magiche.
Io so, che se davo retta a mia nonna (a cui ho voluto
molto bene) non mi sarei mai laureato (questo per dire che bisogna seguire sempre il proprio istinto, nonostante i consigli benevoli di chi ci vuole bene e quindi agisce in buona fede, figuriamoci poi se i consigli ce li da chi non ci vuole bene!). Intendiamoci bene, i consigli sono sempre bene accetti, ma poi bisogna confrontarsi con se stessi.
Io so che mi trovo catapultato in questa bolgia della
scuola e della società e che a volte non ho consigli pratici nemmeno per me
stesso. Purtuttavia non mi sono mai tirato indietro, nonostante mi capiti
spesso che quando mi si chiede un suggerimento (solo su richiesta) mi si cerca poi di
demonizzare, perché questo giustifica spesso i fallimenti dell’interlocutore (tutti
siamo soggetti a fallimenti continui).
In un paese alla deriva e in piena trasformazione sociale
si può fare ben poco, se non altro a breve termine. Forse si può tentare di
resistere, almeno fino a quanto è possibile. Le regole di convivenza che si cerca di
impartire a scuola per poi poter avere terreno fertile per insegnare, vengono
vanificate e non comprese una volta che gli allievi sono usciti
dall’istituzione scolastica. L’unica cosa possibile da fare, oltre a resistere
necessariamente, secondo me, è impartire meno nozioni (di cui spesso gli
insegnanti sono pieni e spesso fin troppo autoreferenziali). Le nozioni sono
importanti, ma oggi come oggi ci sono altre priorità, forse bisogna
ricominciare dall’ABC delle regole elementari di interazione tra individui (è ancora possibile?). Io credo e sono
fermamente convinto che bisogna calarsi dentro i casi umani dei nostri allievi,
ma quanti insegnanti ne hanno la capacità? Quanti insegnanti sono capaci di
dare e ricevere quel minimo di fiducia, nonostante tutto, verso i loro allievi
in modo tale da consentire infine di
fare il proprio mestiere? La trasformazione degli insegnanti deve avvenire
insieme agli allievi e alla società, ma nel frattempo, gli insegnanti stessi
sono sempre più demotivati (sottopagati), stanchi e poco o per niente
riconosciuti, ma nonostante tutto siamo presenti (chi se n’è accorto?), non
basta, ma è già qualcosa. Per il resto, a costo di apparire banale, dico che quando non ci sono più punti di
riferimento, bisogna andare a “lume di candela” e affidarsi al proprio istinto, o se preferite, al proprio cuore oltre il "tecnicismo" delle nozioni.
L'arte di insegnare:
Consigli pratici per gli insegnanti di oggi (Vallardi Risposte)
Isabella Milani
In questo manuale troverete
suggerimenti, riflessioni, strategie e consigli pratici, che spiegano con
esempi reali e puntuali tutto ciò che un insegnante oggi deve sapere per
sviluppare una nuova didattica, che non miri all'insegnamento di pure nozioni,
ma all'educazione nel suo più alto significato (da ex ducere: «tirare fuori» il
meglio dall'allievo).
Tra gli argomenti trattati:
come affrontare e gestire le classi; come impostare il rapporto
insegnante-alunno: leggere il linguaggio del corpo; strategie per acquisire
autorevolezza; come motivare gli alunni e catturarne l'attenzione; affrontare i
problemi di disciplina per recuperare i ragazzi e le classi difficili.
Ci parliamo addosso mentre non vediamo più chi abbiamo di fronte...
RispondiElimina